Bellissima citazione! Ma la traduzione in italiano dei nomi nooooo!
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Da Oltre il confine (secondo libro della Trilogia della Frontiera di MacCarthy)
"La lupa aveva attraversato la linea di confine internazionale più o meno nel punto in cui questa incontrava il trentesimo minuto del centottavo meridiano; aveva attraversato la vecchia Natons road un miglio a nord del confine, aveva risalito il Whitewater Creek a ovest fino alle San Luis Mountains, attraversato il passo a nord della catena delle Animas, poi la Animas Valley; aveva proseguito poi verso i Peloncillos, come già è stato detto. Aveva una ferita recente su un fianco, dove il compagno l'aveva morsa la settimana prima, da qualche parte sulle montagne di Sonora. L'aveva morsa perché lei non voleva lasciarlo. Con una zampa anteriore infilata nelle ganasce di una trappola di ferro, le ringhiava contro perché si allontanasse dalla portata della catena. Lei aveva abbassato le orecchie e si era messa a guaire; non se ne sarebbe andata. Al mattino vennero coi cavalli. Lei osservò la scena da un pendio lungo un centinaio di metri, mentre lui si alzava per accoglierli.
Vagò per un'intera settimana lungo i pendii orientali della Sierra de la Madera. Su queste terre i suoi antenati avavano cacciato cammelli e piccoli cavalli primitivi. Aveva trovato ben poco cibo, perché la maggior parte della selvaggina era già stata massacrata. Il grosso della foresta veniva abbattuto per far funzionare le macine delle miniere. Da quelle parti i lupi uccidevano bestiame da lungo tempo, ma l'ignoranza di quegli animali li confondeva ancora. Le vacche muggivano sanguinanti e correvano qua e là nei campi con quelle loro zampe a paletta, in grande confusione, schiamazzando, travolgendo recinti, tirandosi dietro paletti e fil di ferro. Gli allevatori dicevano che i lupi brutalizzavano il bestiame molto più che non la selvaggina. Come se le vacche evocassero in loro una certa rabbia. Come offesi dalla violazione di un ordine antico. Antiche cerimonie. Protocolli antichi. "Ultima modifica di Dea Interiore; 09-12-2013, 09:21.Sa Nugoresa:A ti facher sa corte est un impresa, no’ nde cheres nemmancu a coro in manu menzus riccu mancari non sia’ sanu o tzeraccu fachendeti s’ispesa.Hai ragione, non ti aiuto... te la impiastro direttamente
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Originariamente postato da Akimina View Post
mccarthy è uno che sa scrivere... come stile è tra i miei preferiti.
ma sei già al secondo? che ne pensi?Sa Nugoresa:A ti facher sa corte est un impresa, no’ nde cheres nemmancu a coro in manu menzus riccu mancari non sia’ sanu o tzeraccu fachendeti s’ispesa.Hai ragione, non ti aiuto... te la impiastro direttamente
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Da Cavalli selvaggi:
"In lontananza fra i nuvoloni neri balenavano lampi silenziosi che sembravano saldature incandescenti tra fumi di metallo fuso. Pareva che riparassero un guasto nell'oscurità metallica del mondo"Sa Nugoresa:A ti facher sa corte est un impresa, no’ nde cheres nemmancu a coro in manu menzus riccu mancari non sia’ sanu o tzeraccu fachendeti s’ispesa.Hai ragione, non ti aiuto... te la impiastro direttamente
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Da Wesley il gufo - L'incredibile storia d'amore di un gufo e della sua ragazza:
I gufi dei granai, che sono creature delicate dal punto di vista
emotivo anche quando vivono il libertà. Un esempio: questa
specie si accoppia per la vita, e se un esemplare muore non è
detto che il partner vada in cerca di qualcun'altro. Al contrario,
potrebbe girare la testa verso l'albero su cui siede e
guardare il compagno fissamente, immerso in una profonda
depressione, fino alla propria morte. Un dolore tanto
profondo è indicativo della passione che i gufi dei granai sono in
grado di provare, e della devozione che li lega ai loro amati.
È lo Stile del Gufo.
................
Wesley si focalizzò subito su di me, cinguettando,
guardandomi negli occhi e sforzandosi di comunicare.
Ero stupita dal modo intenso e chiaro in cui cercava
di concentrarsi su di me.
I suoi occhi erano di un nero profondo e imperscrutabile.
Anche quando si aprirono per la prima volta, ressero il
mio sguardo. Decisamente erano occhi in cui albergava un
grande mistero; guardarvi dentro era come scrutare
l'infinito, qualcosa di lontano e cosmico.
La seconda citazione mi fa ricordare la passerottina che circa 15 anni fa trovai per strada quando aveva appena una decina di giorni: doveva essere caduta da un nido in un anfratto alquanto in alto di un palazzo diverse ore prima, infatti aveva le zampine incrostate di sporcizia e pigolava forte per la fame...Ricordo ancora come mi guardò, con quegli occhietti nerissimi e brillanti nel buio, quando accorsi al suo richiamo disperato...
Si affezionò tanto a me che non volle proprio saperne di andarsene, quando una volta adulta e capace di volare cercai più volte di rimetterla in libertà, così è rimasta sempre con me, accompagnandomi sempre nelle mie vacanze, per anni ed anni...
E resto sempre col dubbio che abbia avuto una sorta di imprinting, perché a volte sembrava davvero capire ciò che le dicevo!
Ultima modifica di Sheila Carter; 09-12-2013, 18:10.
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Da Cercando Alaska di John Green:
"Nessuno potrà mai accusarmi di essere un patito di scienze, ma dalle lezioni ho imparato una cosa: l'energia non si crea e non si distrugge. [...] Alle brutture si può sopravvivere, perché noi siamo indistruttibili nella misura in cui crediamo di esserlo. Quando gli adulti, col sorriso stupido di chi crede di saperla lunga, dicono:"I giovani si credono invincibili" non sanno quanto hanno ragione. La disperazione non fa per noi, perché niente può ferirci irreparabilmente. Ci crediamo invincibili perché lo siamo. Non possiamo nascere, e non possiamo morire. Come l'energia, possiamo solo cambiare forma, dimensioni, manifestazioni. Gli adulti, invecchiando, lo dimenticano. Hanno una grande paura di perdere, di fallire. Ma quella parte che è più grande della somma delle nostre parti non ha un inizio e non ha un fine, e dunque non può fallire."Ultima modifica di grey21; 23-12-2013, 23:07.Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?
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Da Anna Karenina. (Làska è un cane)
Làska si mise a correre allegra e preoccupata per la melma che tremolava sotto di lei.
Entrata di corsa nella palude, Làska immediatamente, fra gli odori a lei noti delle radici, delle erbe di palude, di ruggine, e l'odore estraneo di sterco equino, senti l'odore degli uccelli sparso per tutto quel luogo, di quegli stessi uccelli odorosi, che più degli altri l'agitavano. Qua e là per il muschio e le bardane di palude quest'odore era molto forte, ma non si poteva stabilire da che parte si rafforzasse e s'indebolisse. Per trovar la direzione, bisognava andar più lontano sotto il vento. Senza sentire il movimento delle proprie zampe, Làska a un galoppo teso, tale che a ogni salto avrebbe potuto fermarsi se se ne fosse presentata la necessità, corse a destra lontano dal venticello antelucano che spirava dall'oriente e si volse verso il vento. Aspirata dentro di sé l'aria con le narici dilatate, essa sentì immediatamente che non c'erano soltanto le orme, ma loro stessi erano lì, dinanzi a lei, e non uno, ma molti. Làska diminuì la velocità della corsa. Erano lì, ma dove appunto, non poteva ancora precisarlo. Per trovare proprio quel luogo essa aveva già cominciato un giro, quando la voce del padrone la distrasse. "Làska! qua!" diss'egli indicandole l'altra parte. Essa stette un po' ferma, domandandogli se non era meglio fare come aveva cominciato. Ma egli ripeté l'ordine con voce irosa, facendo vedere un ammasso di montagnole coperto d'acqua, dove non poteva esserci nulla. Essa gli obbedì, fingendo di cercare, per fargli piacere, si trascinò per tutto l'ammasso di montagnole e tornò al luogo di prima, e immediatamente li sentì di nuovo. Adesso, quand'egli non la disturbava, essa sapeva che fare, e, senza guardarsi sotto le zampe, inciampando con stizza nelle alte montagnole e andando a finir nell'acqua, ma raddrizzandosi con le pieghevoli, forti zampe, cominciò un giro che le doveva spiegare ogni cosa. Il loro odore la colpiva sempre più fortemente, in modo sempre più definito, e a un tratto diventò affatto chiaro per essa che uno di loro era lì, dietro a quella montagnola, cinque passi davanti ad essa, e si fermò e s'irrigidì con tutto il corpo. Sulle sue zampe basse non poteva veder nulla dinanzi a sé, ma dall'odore sapeva che esso era posato non più lontano che a cinque passi. Stava ritta, sentendolo sempre di più e godendo nell'aspettativa. La sua coda tesa era allungata e tremava soltanto proprio sulla punta. La sua bocca era lievemente aperta, le orecchie sollevate. Un'orecchia s'era voltata ancora durante la corsa, ed essa respirava faticosamente, ma con prudenza, e con prudenza ancora maggiore si volse, più con gli occhi che con la testa, a guardare il padrone. Egli col viso che gli era abituale, ma sempre con gli occhi terribili, camminava, inciampando, per le montagnole e straordinariamente adagio, come le sembrava. Le sembrava ch'egli camminasse adagio e lui correva.Sa Nugoresa:A ti facher sa corte est un impresa, no’ nde cheres nemmancu a coro in manu menzus riccu mancari non sia’ sanu o tzeraccu fachendeti s’ispesa.Hai ragione, non ti aiuto... te la impiastro direttamente
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In realtà sarebbe da citare mezzo libro. Per ora accontentatevi di questo...
Da La sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj:
"Perché il punto principale, quello che non capiscono le persone come quelle, - disse la signora - è che il matrimonio senz'amore non è un matrimonio, che soltanto l'amore santifica il matrimonio e che è un vero matrimonio soltanto quello che l'amore santifica."
"Voi dite che le donne del nostro ambiente hanno altri interessi, nella vita, che non le donne delle case di tolleranza, e io dico di no, e ve lo dimostro. Se le persone sono diverse quanto agli scopi della vita, quanto al contenuto interiore della vita, questa diversità si rispecchia immancabilmente anche nell'apparenza, e l'apparenza è diversa. Ma guardate quelle, le sventurate, le disprezzate, e le signore della più alta società: sono le medesime acconciature, le medesime mode, i medesimi profumi, il medesimo denudamento delle braccia, delle spalle, del petto e la medesima esposizione del sedere sotto la stoffa ben tesa; la medesima passione per le pietre, per le cose scintillati e preziose, i medesimi divertimenti, il ballo e la musica, il canto. Come quelle, così anche queste adescano con tutti i mezzi. Non c'è nessuna differenza. Dando una definizione rigorosa, non rimane se non da dire che quelle che fanno le prostitute per brevi periodi di solito sono disprezzate, e quelle che fanno le prostitute per lunghi periodi di solito sono rispettate."Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?
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«Non sei in collera con me?» egli chiese.
«In collera? No. Ma se doveva succedere avrei preferito che fosse in modo meno prosaico. Ne parli come di un esperimento un po' curioso e basta».
«Direi che è stato così, in un certo senso».
Lei gli sorrise.
«E credi davvero che quello fosse amore?».
«Be', per lo più l'amore significa questo, no?».
«No, non è vero, significa pena e angoscia, estasi, vergogna, paradiso e inferno; significa vivere intensamente, e noia indicibile; significa libertà e schiavitù; significa pace e tormento».
(La diva Julia)Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere
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